De Morte et Amore

Andrea Alciato (o Alciati), giurista milanese, pubblicò nel 1531 la sua raccolta di Emblemi: una collezione di immagini allegoriche illustrate da incisioni e da brevi poesie in latino. Il suo testo ebbe un grandissimo successo e venne pubblicato più volte, con traduzioni in tutte le principali lingue europee.



La Morte passaggiava a braccetto del suo amico Cupido:
La Morte aveva la sua faretra, Amore i suoi piccoli dardi.
Si fermarono insieme, e dormirono vicini di notte:
L'Amore è cieco, e quella volta fu cieca anche la Morte.
Per sbaglio, si scambiarono le frecce,
La Morte prese quelle d'oro, il fanciullo quelle d'osso,
Ed ecco che un vecchio, che dovrebbe essere sull'Acheronte,
si innamora, e si prepara una ghirlanda di fiori come copricapo.
E io, colpito da Amore con la freccia sbagliata,
Mi sento mancare, il fato stende la sua mano su di me.
Pietà, fanciullo! Pietà, Morte che porti lo stendardo della vittoria!
Fate che io possa amare e che il vecchio se ne vada all'Acheronte.

Errabat socio Mors iniuncta Cupidine: secum
  Mors pharetras, parvus tela gerebat Amor.
Divertere simul, simul una et nocte cubarunt:
  Caecus Amor, Mors hoc tempore caeca fuit.
Alter enim alterius male provida spicula sumpsit,
  Mors aurata, tenet ossea tela puer
Debuit inde senex qui nunc Acheronticus esse,
  Ecce amat, et capiti florea serta parat.
At ego mutato quia Amor me perculit arcu,
  Deficio, iniiciunt et mihi fata manum.
Parce puer, Mors signa tenens victricia parce:
  Fac ego amem, subeat fac Acheronta senex.

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