Dall'Egitto alla corte Estense

Gli affreschi quattrocenteschi del Salone dei Mesi presso il Palazzo Schifanoia di Ferrara furono riscoperti nel 1840, sotto gli strati di imbiancatura che li avevano ricoperti nel corso dei secoli. Gli affreschi rappresentavano i dodici mesi dell'anno, disposti lungo il perimetro del salone, come a riprodurre in piccolo la struttura dello zodiaco. Ognuna delle dodici sezioni comprendeva, dall'alto in basso: un “trionfo” di una divinità collegata al mese, una rappresentazione del segno zodiacale del mese con altre immagini misteriose, una scena di vita della corte estense collegata al mese rappresentato. Dei dodici mesi, sono sopravvissuti, in diversi stati di conservazione, i sette mesi di Marzo, Aprile, Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre.

 La struttura del ciclo di affreschi venne interpretata correttamente dal grande storico dell'arte Aby Warburg, che presentò la sua analisi nel 1912 in una conferenza a Roma. Il testo fu in seguito pubblicato con il titolo “Italian Art and International Astrology in the Palazzo Schifanoia”. Nei cicli astrologici medievali (per esempio il Palazzo della Ragione di Padova) ciascun mese è normalmente associato alla divinità planetaria che lo governa: quindi Agosto è associato al Sole, Giugno alla Luna, e ciascuna delle altre cinque divinità planetarie governa due mesi. Il ciclo di affreschi di Palazzo Schifanoia non segue però questo schema e ogni mese è associato a una divinità distinta. Warburg identificò correttamente la fonte che aveva dettato lo schema di quella composizione nel poema astrologico tardo-imperiale composto da Marco Manilio. In particolare nel passo seguente:

lanigerum Pallas, taurum Cytherea tuetur,
formosos Phoebus geminos; Cyillenie, Cancrum,
Iupiter et cum matre deum regis ipse leonem,
spicifera est virgo Cereris. fabricataque libra
Vulcani, pugnax Mavorti scorpios haeret;
uenantem Diana virum, sed partis equinae.
atque angusta fouet capricorni sidera Vesta.
et louis adverso Iunonis aquarius astrum est.
agnoscitque suos Neptunus in aequore pisces.



Pallade protegge il portatore di lana [l'Ariete], Venere il Toro,
Apollo i graziosi Gemelli; tu, Mercurio, governi il Cancro;
E tu, Giove, il Leone, insieme alla Madre degli Dei;
La Vergine, portatrice di spighe, è di Cerere; la Bilancia
Costruita da Vulcano; lo Scorpione aggressivo attiene a Marte;
a Diana quel cacciatore che in parte è un cavallo [il Sagittario].
Vesta sostiene le deboli stelle del Capricorno.
Opposto a Giove, si trova l'Aquario, segno di Giunone.
Nettuno protegge i suoi Pesci nel profondo.


A Warburg dobbiamo anche l'intuizione che le misteriose figure presenti nella fascia mediana degli affreschi corrispondono ai decani. Questi erano 36 divinità ciascuna delle quali, nell'astrologia ellenistica ed egiziana, governavano dieci giorni dell'anno. I decani tornarono a far parte del repertorio astrologico occidentale grazie alla traduzione di opere arabe, come per esempio l'Introductorium di Abu Masar (o Albumasar). Tra le fonti che plausibilmente contribuirono al programma degli affreschi Schifanoia c'è l'Astrolabium Planum di Pietro D'Abano: è evidente, anche dalla semplice composizione tipografica, come la struttura dei decani presentati da Pietro possa essere ritrovata negli affreschi.

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